Le lealtà invisibili sono un concetto fondamentale nelle costellazioni familiari, un approccio terapeutico che mira a portare alla luce le dinamiche inconsce che influenzano le relazioni all'interno di una famiglia. Queste lealtà rappresentano legami sottili e spesso nascosti che si tramandano di generazione in generazione, influenzando il comportamento, le scelte e le emozioni degli individui, spesso senza che ne siano consapevoli. Si tratta di vincoli interiori che ci spingono, inconsciamente, a restare fedeli alle sofferenze, ai destini e ai conflitti non risolti dei nostri antenati.
In questo contesto, la consapevolezza delle dinamiche familiari diventa un passaggio cruciale. Spesso, queste lealtà invisibili si manifestano attraverso atteggiamenti, malesseri o difficoltà che sembrano privi di una causa evidente. Possono riflettersi in schemi ripetitivi, come l’incapacità di raggiungere il successo, problemi relazionali o blocchi emotivi che, apparentemente, non appartengono alla nostra storia personale ma sembrano provenire da lontano, da una memoria familiare più ampia.
Il processo di consapevolezzazione nelle costellazioni familiari permette di vedere questi legami nascosti, di riconoscere quali dinamiche inconsce influenzano la nostra vita attuale. Attraverso questo lavoro, si riesce a mettere in luce le connessioni che legano i destini familiari, svelando come, in molti casi, ci sentiamo legati dal bisogno di compensare ingiustizie o sofferenze vissute da nostri parenti o antenati. La lealtà invisibile ci fa "rimanere fedeli" al dolore della famiglia, impedendoci di vivere pienamente il nostro destino.
Una volta che queste dinamiche vengono portate alla luce, è possibile scegliere di interrompere il ciclo, liberandosi dall'influenza delle lealtà invisibili. Questa liberazione non significa abbandonare la propria famiglia, ma riconoscere che il nostro posto nel sistema familiare può essere ristrutturato, permettendoci di vivere in modo più libero e autentico.
In definitiva, la consapevolezza delle dinamiche familiari attraverso le costellazioni familiari è un potente strumento di trasformazione. Permette di riconoscere e onorare le radici da cui proveniamo, pur scegliendo di non rimanere prigionieri di antichi vincoli, ma di creare un futuro basato su scelte consapevoli e non su obblighi invisibili.
Mito & lealtà
Uno dei miti più emblematici sul valore della lealtà familiare è la storia di Antigone, un personaggio della mitologia greca. Questo mito, raccontato nella tragedia "Antigone" di Sofocle, mette in luce il conflitto tra le leggi dello Stato e quelle della famiglia, sottolineando il sacrificio che può nascere dalla lealtà verso i propri cari.
Il mito di Antigone
Antigone è la figlia di Edipo e Giocasta, protagonisti della tragica storia di Tebe. Dopo che suo padre, Edipo, viene esiliato a causa della rivelazione del suo incesto involontario e del parricidio, i suoi due figli maschi, Eteocle e Polinice, si contendono il trono di Tebe. Il conflitto tra i due fratelli porta a una guerra civile, che culmina con la loro reciproca morte sul campo di battaglia.
Dopo la morte dei fratelli, il nuovo re di Tebe, Creonte, emette un decreto: Eteocle, considerato un eroe perché ha difeso la città, riceverà un funerale onorato; mentre Polinice, ritenuto un traditore per aver attaccato Tebe, sarà lasciato insepolto, il suo corpo esposto agli animali selvatici, in segno di disprezzo. Nel mondo greco antico, non seppellire i morti era considerato una grave offesa agli dei e un’ingiustizia verso l’anima del defunto, che non poteva trovare pace nell'aldilà.
Antigone, sorella di Polinice, è dilaniata da questa decisione. Per lei, la lealtà alla sua famiglia, specialmente ai suoi fratelli, è superiore a qualsiasi legge umana. Creonte, rappresentante della legge dello Stato, le ordina di non interferire e minaccia chiunque osi violare il suo decreto di morte. Tuttavia, Antigone crede che le leggi divine e i doveri verso la famiglia siano più sacri delle leggi terrene. Nonostante il rischio, decide di dare una sepoltura dignitosa al fratello Polinice, un gesto che rappresenta il suo profondo senso di lealtà familiare.
Antigone agisce di nascosto, seppellendo Polinice con i riti funebri adeguati. Tuttavia, viene scoperta e portata di fronte a Creonte, che la condanna a morte per aver disobbedito al suo decreto. Nonostante le suppliche e i tentativi di alcuni membri della famiglia, Creonte è inflessibile. Antigone viene condannata a essere sepolta viva in una caverna.
Prima di morire, però, Antigone ribadisce la sua convinzione che la lealtà alla famiglia e agli dei sia un valore supremo, e che la sua azione, seppur punita sulla Terra, troverà giustificazione nell'aldilà. Il mito termina in tragedia: Antigone si suicida nella caverna, seguita dal suicidio del fidanzato Emone, figlio di Creonte, e della madre di Emone, che si toglie la vita per il dolore.
Il messaggio del mito
Il mito di Antigone esplora profondamente il tema della lealtà familiare. Antigone sceglie di mettere il dovere verso la sua famiglia al di sopra delle leggi dello Stato, consapevole delle conseguenze ma disposta a sacrificarsi pur di onorare il legame con suo fratello. In questo mito, la lealtà familiare viene vista come un valore eterno, che trascende le leggi umane e si radica in un senso più profondo di giustizia divina e morale.
Come eroina del dissenso politico, Antigone cambierà maschera più e più volte: è ad esempio simile alle madri argentine di plaza de Mayo, che lottano contro la dittatura e chiedono notizie dei loro figli desaparecidos nell’opera Antigone furiosa (1986) di Griselda Gambaro. Oltre a ciò, Antigone diviene anche simbolo dell’esilio e della marginalità durante e dopo la guerra civile spagnola, quel conflitto fratricida che tanto ricorda lo scontro tra Eteocle e Polinice.
Se in scena e nella storia nulla cambia, è perché gli uomini, gli spettatori, sono stati e sono ancora carnefici, non soltanto vittime. Il colpevole ora non è unicamente Creonte, con le sue leggi che non contemplano l’amore: il colpevole è il silenzio di chi a Creonte non si oppone né si assume le proprie responsabilità individuali, come invece fa l’eroina sofoclea. Lo sottolinea pure la celebre e provocatoria messinscena di Antigone del Living Theatre, presentata in tournée negli stessi anni in cui il mondo si confronta con la guerra in Vietnam: subito prima degli applausi gli attori si allontanano impauriti dal pubblico, assassino più dei legislatori. Ecco quindi spiegato l’eterno fascino di questa piccola, giovane donna immortalata da Sofocle: continuerà a rivivere ogni volta che potrà sfidare le imposizioni o l’indifferenza. Sempre sola, spettinata, armata di compassione e testarda, perché mossa dal sentire del proprio cuore. «Il pendolo del mondo è il cuore di Antigone», chiude del resto così il suo meraviglioso racconto Marguerite Yourcenar.
Il pendolo del mondo, aggiungo, è il cuore di un uomo o una donna liberi dagli irretimenti del passato.
biblioteca selvatica
📚 "Lealtà invisibili" di Ivan Boszormenyi-Nagy e Geraldine Spark
📚 “La Sindrome degli Antenati” di Anne Ancelin Schützenberger. Questo è uno dei libri più influenti sulla psicogenealogia. Anne Ancelin Schützenberger, pioniera del campo, esplora il concetto di "transgenerazionalità" e di come i traumi non risolti nelle generazioni passate si trasmettano ai discendenti. L'autrice introduce il concetto di "sindrome dell'anniversario", per cui eventi traumatici accaduti in una famiglia si ripetono nello stesso periodo dell'anno a distanza di generazioni.
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Mi chiamo Francesca Campagna. Sono una psicologa clinica dharma oriented con approccio relazionale e un’ecoterapeuta profondamente innamorata del respiro dei boschi e del loro potenziale terapeutico. Sono specializzanda in psicoterapia, presso l’Istituto di Psicanalisi Relazionale e Psicologia del Sé a Roma.
Vivo e lavoro a Selva Madre, in una casetta di pietra nel fitto di un bosco di castagni e querce, in Toscana. Il mio amore boschivo è maturato negli anni, arricchendo la mia vita al punto da avere deciso di farne una vera e propria professione che meticcia linguaggi e suggestioni, un po’ come fanno certi boschi, appunto, nelle zone liminali che separano un ambiente forestale da un altro.
Per me il bosco è una sorprendente metafora del vivere umano, con le sue luci e le sue ombre, le faggete che elevano lo spirito e le praterie di felci che invitano a sognare.
Oggi mi occupo di supporto psicologico e ho creato un’accademia per la diffusione e la sensibilizzazione ai temi ecoterapeutici che fonde insieme la psicologia del Sé, la mindfulness, i bagni di foresta l’ecopsicologia e lo psicodharma, in un approccio unico e caratterizzante: la Mindwoodness®.
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